E' un ricordo di un amico d'infanzia.
Abbiamo
sempre evitato animali domestici: un animale è impegnativo e poi, in una casa
così piccola, dove l’avremmo messo?
Ma
c’erano delle bestiole per cui mamma si mostrava indulgente e che m’incantavano
tutte le volte che andavo al mercato: piccoli e pigolanti, quei batuffolini erano
un richiamo irresistibile! Dunque non era raro che mamma cedesse ai nostri
capricci e ci accontentasse con uno o più pulcini. Li portavamo a casa in una
busta e preparavamo loro una casetta di cartone, da cui imparavano rapidamente
ad uscire con un semplice salto per gironzolare per casa lasciando le loro
tracce ovunque. Non ne volevano proprio sapere di restar dentro, anche se noi non
facevamo mancar loro nulla (mangime, acqua, attenzioni e carezze): appena ci
allontanavamo, i nostri piccoli amici incominciavano a pigolare insistentemente,
prima di scoprire “il grande salto” e partire indipendenti e indisturbati per le
loro lunghe passeggiate.
Ne
tenevamo cura e, a parte quelli colorati che vivevano davvero poco (poverini!),
presto ci trovavamo con dei polli per casa, da cui, con dolore, dovevamo poi separarci
per lasciarli portare in qualche pollaio dove avrebbero avuto più spazio,
almeno così mi dicevano: meglio non sapere che cosa ne sarebbe stato di loro!
Di tanti soffici amici di passaggio a casa nostra, uno mi è rimasto particolarmente nel cuore: Don Vecienzo. Non ricordo bene come sia nato questo nome, ma credo proprio ci fosse lo zampino dei miei cugini Enzo e Daniele, che hanno condiviso con noi quest’amicizia: l’affezionato pulcino è, infatti, stato l’unico ad avere il privilegio di partire in villeggiatura con noi e farsi una vacanza a Castelvolturno in compagnia di ben cinque bambini. Povero Don Vecienzo! Lui sognava una vacanza, invece è stato vittima di torture per cui oggi s’indignerebbero tutti gli animalisti! Non urto la loro (e la vostra) sensibilità raccontando come Francesca, Enzo e Daniele giocavano con lui, ma posso dire che io e Lisa seguivamo disperate e impotenti la scena, per poi giocare con lui in modo differente: il nostro divertimento era far finta di volerlo abbandonare e vederlo seguirci pigolando o mostrare segni di sofferenza se lo lasciavamo fuori al cancello. Ahimè, forse anche i pulcini hanno un’anima, e certo, se ci penso, non posso evitare dubbi e sensi di colpa per la mia alimentazione incurante.
Di tanti soffici amici di passaggio a casa nostra, uno mi è rimasto particolarmente nel cuore: Don Vecienzo. Non ricordo bene come sia nato questo nome, ma credo proprio ci fosse lo zampino dei miei cugini Enzo e Daniele, che hanno condiviso con noi quest’amicizia: l’affezionato pulcino è, infatti, stato l’unico ad avere il privilegio di partire in villeggiatura con noi e farsi una vacanza a Castelvolturno in compagnia di ben cinque bambini. Povero Don Vecienzo! Lui sognava una vacanza, invece è stato vittima di torture per cui oggi s’indignerebbero tutti gli animalisti! Non urto la loro (e la vostra) sensibilità raccontando come Francesca, Enzo e Daniele giocavano con lui, ma posso dire che io e Lisa seguivamo disperate e impotenti la scena, per poi giocare con lui in modo differente: il nostro divertimento era far finta di volerlo abbandonare e vederlo seguirci pigolando o mostrare segni di sofferenza se lo lasciavamo fuori al cancello. Ahimè, forse anche i pulcini hanno un’anima, e certo, se ci penso, non posso evitare dubbi e sensi di colpa per la mia alimentazione incurante.
Oggetto
anche di una canzoncina ricalcante il motivetto di un famoso cartone dell’epoca
(“Bum Bum”, un cagnolino), Don Vecienzo è stato un pulcino forte, resistente
(ai giochi sadici dei bambini) e anche coraggioso. Ricordo un giorno quando,
sfuggito alla nostra attenzione, si recò a mangiare della pasta dalla ciotola
dei due cani di Cesarino (il proprietario del villino, che alloggiava al piano di
sotto): fortunatamente, quello più vicino alla ciotola rimase impassibile a
guardarlo, ma Genny, quello più irrequieto, cercava di avvicinarglisi abbaiando
furiosamente, mentre Cesarino lo tratteneva, e lui intanto, il mio pulcino
temerario, continuava tranquillo il suo pasto.
Per
me era sempre un pulcino, ma, come succede spesso con i cuccioli, non mi
rendevo conto del fatto che anche Don Vecienzo fosse diventato un pollo, e
anche lui, finita la vacanza, dovette salutarci per andare verso l’ignoto.
Povero Don Vecienzo! E povera me, che avevo questa passione difficile per degli
animali così sventurati!
Sì,
credo proprio che la loro sia una specie toccata da ingiustizia, ma forse sono
solo un caso evidente della realtà. Ci piace pensare ai brutti anatroccoli che
diventano cigni, ai bruchi che diventano farfalle, addirittura ai rospi che
diventano principi, mentre troppo spesso ignoriamo il destino dei graziosi pulcini
che, in tempi non troppo lunghi, diventano polli, andando incontro ad una
triste fine, come quella del mitico Don Vecienzo.
Ciao Ymaraph, fa piacere che, nonostante il tempo trascorso, tu abbia conservato il tuo animo sensibile e creativo. In bocca al lupo per tutto. Mi auguro che la vita ti sorrida. Te lo meriti!
RispondiEliminaJocopocomajoco72
Ciao Massimo, come stai?
EliminaMi fa piacere che mi ricordi così. In effetti non riesco a coltivare molto questo lato e anche qui scrivo ormai così poco!
Comunque vedo che anche tu hai conservato qualcosa: Jocopocomajoco. Spero che sia segno del persistere del tuo lato giocoso: so che non è sempre facile, ma è importante e bello che ci sia.
In bocca al lupo anche a te... e grazie!